martedì 31 luglio 2012

55 - "BINGE DRINKING"' MOLTIPLICA RISCHI DEMENZA SENILE.

Roma, 18 lug. (Adnkronos Salute) - Il 'binge drinking', ovvero bere alcolici in grande quantità, in breve tempo e fuori pasto, aumenta il rischio di incappare, con gli anni, nella demenza senile. A rivelarlo è l'analisi dei ricercatori dell'University of Exeter (Gran Bretagna) che hanno presentato i risultati del loro lavoro all'Alzheimer's Association International Conference 2012 di Vancouver (Canada).
Lo studio ha stabilito un legame tra la pratica, sempre più diffusa tra i giovanissimi, del 'binge drinking' e il rischio di sviluppare patologie neurologiche degenerative. Secondo i ricercatori chi 'abusa' di grandi quantità di alcol due volte al mese ha un rischio doppio di incorrere nel declino cognitivo. Secondo la ricerca, che ha analizzato 5.075 over 65 seguendoli per 8 anni dal 2002, a dedicarsi una volta al mese o più al binge drinking, almeno 4 o più drink in un'unica occasione (il riferimento dello studio) è l'8,3% degli uomini e il 1,5% delle donne. Mentre il 4,3% degli uomini e il 0,5% delle donne lo fanno due o più volte al mese. I partecipanti che hanno consumato alcol in dosi massicce una volta al mese hanno il 62% di possibilità di un 10% di declino cognitivo e il 27% di un 10% di perdite di memoria. Mentre chi ha ecceduto almeno due volte al mese ha visto raddoppiare i rischi di veder compromesse le proprie capacità di memoria e di ragionamento. Con risultati simili negli uomini e nelle donne.
"Questa ricerca ha un certo numero di implicazioni - affermano gli scienziati - in primo luogo per gli anziani e i loro medici, perchè entrambi dovrebbero essere consapevoli che il 'binge drinking' può aumentare il pericolo di incorrere nel declino cognitivo con l'avanzare dell'età. Quindi gli over 65 - concludono - andrebbero incoraggiati dai camici bianchi a cambiare il proprio comportamento".

54 - CHIAMATI AD ESSERE GIUSTI.


Non basta essere buoni, siamo chiamati
ad essere giusti. (don Ciotti)

53 - NON IMPORTA.

L'uomo è irragionevole,
illogico, egocentrico.
NON IMPORTA, amalo.
Se fai il bene
ti attribuiranno secondi fini
egoistici.
NON IMPORTA, fa il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi
troverai falsi amici e veri nemici.
NON IMPORTA, realizzali.
Il bene che fai
verrà domani dimenticato
NON IMPORTA, fa il bene.
L'onestà e la sincerità
ti rendono vulnerabile.
NON IMPORTA, sii franco e onesto.
Quello che per anni hai costruito
può essere distrutto in un attimo.
NON IMPORTA, costruisci.
Se aiuti la gente
se ne risentirà.
NON IMPORTA, aiutala.
Dà al mondo il meglio di te
e ti prenderanno a calci
NON IMPORTA, dà il meglio di te.

(da una scritta sul muro a Shishu Bhavan, Calcutta, la casa dei bambini di Madre Teresa, che ha donato la sua vita per i più poveri al mondo)

domenica 29 luglio 2012

52 - IMPARIAMO A COLLABORARE.

51 - OGNUNO DEVE FARE LA SUA STRADA.

Il male procedeva incalzante, inesorabile. Franco era dimagrito considerevolmente. I periodi che riusciva a passare fuori dal letto si riducevano sempre più.
Si era fatto crescere la barba che contrastava, nera, con il pallore del suo viso smunto, nel quale gli occhi scuri brillavano di una vivacità mai compromessa dal male.
Era entrato nel suo 22° anno di età e quinto della sua malattia.
Pur non rinunciando mai alla volontà di vivere, sempre quindi disponibile alla speranza, si stava rendendo conto che la conclusione non era lontana. Talvolta arri vava anche a parlarne esplicitamente. Con alcuni amici della banda musicale - un po’ serio e un po’ scherzando - accennò ai suoi funerali; al desiderio che la banda vi suonasse. “Suonerete qui sul piazzale. Poi vi concedo una pausa sulla salita. Riprenderete al piano, lungo la strada che porta alla chiesa”.
La sua vita era un filo, ma la sua coscienza era intatta. Solo qualche periodo di nebbia: una specie di dormiveglia. Preferiva non vedere più gente. Tranne chi era entrato nel giro intimo del suo mondo. Cercavo di andare da lui ogni giorno, ed ogni volta si avvertiva che si stava spegnendo.
Il venerdì ricevette la comunione. Era ancora cosciente. Tornai nel primo pomeriggio di Sabato. Nella stanza al primo piano, attorno a Franco, ormai morente, era la mamma con alcuni parenti.
Il papà se ne stava in disparte al piano di sotto, senza sapere cosa fare,quasi sentendosi ingombrante.
E’ tipico, questo atteggiamento, del papà... E’ qualcosa di analogo a quanto avviene nel momento della venuta al mondo. Anche là la donna è protagonista, l’uomo è impacciato... E’ così che trovai il papà di Franco sulla porta della cucina tra l’abitazione e il cortile. Aveva gli occhi rossi e l’aria smarrita. Mi salutò: “Vada, vada su, ma ormai non la riconoscerà più”,“Franco, Franco, mi senti?”
“Siii. . . ! “ fu la risposta netta anche se pareva venisse da chissà quanto lontano. Chi avrebbe detto di quella presenza, ancora?!
La mamma gli teneva la mano sinistra, che il braccio teso faceva sporgere dal letto. Il babbo si spostò dalla parte opposta prese, tra le sue, la mano destra del figlio. E così tra babbo e mamma, con le braccia aperte come in croce, combatteva la sua ultima battaglia.
… Verso le 18 la mamma mi pregò di andare ad avvisare il parroco. Franco non pareva avvertire più nulla. Ogni tanto liberava le mani, le raccoglieva attorno al collo, dove cercava la catenina con appesa una crocetta d’oro: la stringeva al petto. Era un gesto che fu ripetuto insistentemente.
Alle 20 avevo un impegno preso da tempo. Ero indeciso sul da farsi. Mi chiesi quale sarebbe stato il parere di Franco. Mi avrebbe certamente detto come tante volte: “Ognuno di noi deve fare la sua strada: lei faccia quello che deve fare, come io spero di fare quello che devo”.
Fu così che, quando alle 22 spirò, io non c’ero. L’ultimo addio fu imponente per quantità e varietà di presenze. Il lunedì pomeriggio, un’ora prima della partenza del corteo, arrivai con don Pietro. Qualche minuto più tardi giunse anche don Felice che salì dai genitori. La mamma gli chiese se era disposto a confessarli. Dopo mamma e papà fu una processione di giovani, ragazzi e ragazze, che si accostarono al sacramento della riconciliazione. Di sotto, gli adulti chiesero a don Pietro di fare altrettanto.
Pareva Pasqua!

Luciano Silveri
Cammini di liberazione, Queriniana


RICERCA PERSONALE

1. Quali sono le frasi e gli atteggiamenti di Franco che ti fanno capire che egli ha accettato nella sua vita la croce? Come vivono gli altri questa situazione?    
2. Nella tua vita come accetti gli imprevisti o le situazioni che ti richiedono una rinuncia, una sofferenza?
3. Credi che abbia senso, che valga la pena impiegare il tuo tempo, la tua amicizia, la tua fatica, le tue capacità. . . la tua vita, per far star bene qualcun altro? Conosci qualcuno che lo fa?
4. Come vivi le tue amicizie: sai condividere il peso di un altro. ..?

50 - USARE IL CERVELLO!

sabato 28 luglio 2012

49 - IL DENARO.

Può comprare una casa
ma non un focolare;
può comprare un letto
ma non il sonno;
può comprare un orologio
ma non il tempo;
può comprare un libro
ma non la conoscenza;
può comprare una posizione
ma non il rispetto;
può pagare il dottore
ma non la salute;
può comprare l'anima
ma non la vita;
può comprare il sesso
ma non l'amore.
(precetto cinese)

48 - GLI ANZIANI.

47 - HACHIKO – IL TUO MIGLIORE AMICO.

Il film
regia: Lasse Hallstrom

La profonda amicizia tra un cane e il suo padrone non finisce quando l’uomo muore. L’animale continuerà ad aspettarlo per nove anni.
           
La pellicola è tratta da una storia vera, accaduta in Giappone tra il 1923 ed il 1934. Protagonista il fedele cane Hachi (Hachiko è il diminutivo), che dopo la morte del suo padrone Ueno, lo ha atteso tutti i giorni, per nove anni, alle porte della stazione di Shibuya, all’ora in cui solitamente rientrava dal lavoro universitario.
Una vicenda particolare e toccante che e stata portata sul grande schermo in versione americana. Il film inizia con l’incontro fortuito tra il professor Parker e Hachi un piccolo cucciolo caduto dal carrello trasportatore di un portabagagli della stazione.
Tra i due è subito feeling e nonostante le avversità iniziali della moglie Parker tiene Hachi, che diventa il suo migliore amico. Arriva però per Parker il fatidico giorno intuito dallo stesso cane in cui egli muore per un arresto cardiaco. Con il passare del tempo, durante la sua passeggiata quotidiana alla stazione Hachi tocca la vita delle persone che lavorano nelle vicinanze “insegnando” l’amicizia la fedeltà ed il significato dell’attesa.
Oggi, in Giappone, una statua in bronzo di Hachi è posta nel punto esatto in cui solitamente il cane attendeva il suo padrone, come testimonianza permanente di devozione e amore.

RIFLESSIONE
Su tre linee possiamo cogliere il messaggio di questo bel film storico, sentimentale, naturalistico: l’amicizia, la fedeltà, l’attesa.

L’amicizia
Sboccia a prima vista l’amicizia tra Parker e Hachi. I due sono compagni inseparabili: lui rischia di trascurare la famiglia per stare con il cane e l’animale, a sua volta, non sopporta l’assenza del padrone nel recinto di casa. E va ad aspettarlo alla stazione. Una mattina Hachi non vuole uscire di casa, fa di tutto per trattenere Parker e per la prima volta gli riporta la pallina alla stazione, invitandolo a trattenersi nel gioco che solitamente il cane non gradiva. L’uomo non bada alla stranezza di quel comportamento ma poche ore dopo muore davanti ai suoi studenti in seguito ad un arresto cardiaco.
L’amore porta a volte ad intuire il bene ed il male dell’altro prima del loro accadere. È impossibile tuttavia regolare la vita su queste intuizioni che restano comunque una commovente suggestione.

La fedeltà
Dopo la morte di Parker, gli anni passano ed il cane mostra i segni del suo invecchiamento mentre si trascina a fatica alla stazione Non sono tuttavia la sofferenza la stanchezza le intemperie la vita all’addiaccio a piegare la fedeltà di Hachi alla sua missione di attendere Parker.
La fedeltà è un valore umano profondo, da cui gli uomini imparano (spesso dagli animali) la costanza di costruire con pazienza, giorno per giorno, il grande edificio dell’amore.

L’attesa
«Se devi aspettare allora aspetta» sono le parole che l’amico giapponese di Parker rivolge ad Hachi dopo la morte del suo padrone. L’attesa del cane non è un’inutile perdita di tempo ma è la sua “missione”, il suo modo per tenere ancora in vita l’amico scomparso.
Attendere una persona cara significa sentirla viva, presente, nonostante la sua assenza fisica; vuol dire non arrendersi alla lontananza della morte, ma aprirsi alla speranza di un rinnovato incontro, in un mondo in cui la morte non farà più paura.

PER APPROFONDIRE MEGLIO

Dopo la visione prova a rispondere a queste domande:

  1. Quali atteggiamenti ti colpiscono in Hachi?
    2.   Cosa significa “fedeltà” e come può essere manifestata?

  1. Come si può capire se l’amicizia di una persona è autentica?
    4.  Cosa “si sente” quando aspettiamo una persona cara?

venerdì 27 luglio 2012

46 - LA VITA E' UN DONO!



La vita è un dono
(Renato Zero)

Nessuno viene al mondo per sua scelta,
non per meriti si nasce e non per colpa,
non è un peccato che poi si sconterà.
Combatte ognuno come ne è capace
chi cerca nel suo cuore
non si sbaglia…
La vita è un dono legato a un respiro
dovrebbe ringraziare
chi si sente vivo
ogni emozione che ancora ci sorprende,
l'amore sempre diverso
che la ragione non comprende.
Il bene che colpisce come il male,
persino quello che fa più soffrire
E' un dono che si deve accettare,
condividere poi restituire,
tutto ciò che vale veramente
che toglie il sonno e dà felicità.
Si impara presto che non costa niente,
non si può vendere
né mai si comprerà.
E se faremo un giorno l'inventario
sapremo che per noi non c'è mai fine.
Siamo l'immenso
ma pure il suo contrario,
il vizio assurdo e l'ideale più sublime…
Ogni emozione, ogni cosa è grazia,
l'amore sempre diverso
che in tutto l'universo spazia
e dopo un viaggio
che sembra senza senso
arriva fino a noi…

“Nessuno viene al mondo per sua scelta: all’origine di ogni vita c’è Qualcuno che, da sempre, ci ha pensati e voluti, un Amore che ha creato ogni cosa e la mantiene in vita. Ogni essere che respira sulla terra non è frutto del caso, ma nasce dal cuore di Dio. Senza di Lui non potremmo esistere! Solo in Dio, nostro Padre, troviamo la spiegazione e il senso della nostra esistenza, che è interamente nelle sue mani, dal nostro inizio al suo termine: “Nessuno può pagare il riscatto di una vita o chiederne a Dio il prezzo, per quanto si paghi il riscatto di una vita non potrà mai bastare per vivere senza fine” (Sal 49,8-10).
“Non per meriti si nasce e non per colpa”: la gratuità è la dimensione più importante della vita, che è un dono. Nessuno di noi ha fatto niente per venire al mondo, per “meritarsi” di vivere! Siamo un regalo a noi stessi! E lo stupore è l’atteggiamento giusto da coltivare davanti a un dono così grande.
“La vita è un dono legato a un respiro / dovrebbe ringraziare chi si sente vivo: in una società che mercifica anche le relazioni e dà a tutto un prezzo, la gratitudine spesso non trova cittadinanza. “Grazie”, invece, è la parola che dovremmo pronunciare di più, nella consapevolezza che niente ci è dovuto, ma tutto ci è regalato. Ringraziare è sorprendersi continuamente di fronte alla vita e ai gesti che rompono la catena del “do ut des” e del puro calcolo.
“L’amore sempre diverso che la ragione non comprende”: amare, nella sua più profonda verità, significa donarsi. Le ragioni del cuore sono diverse da quelle della razionalità, del calcolo matematico. Lo dice anche Pascal: “Il cuore ha ragioni che la ragione non comprende”. La vita è una palestra dove si impara ad amare, assumendo sempre di più questa “logica”  e traducendola in gesti e atteggiamenti concreti. La vita è davvero l’arte di amare, di donarsi. Tanti testimoni lo hanno sperimentato in prima persona: S.Francesco nella “Preghiera semplice” dice: “E’ dando che si riceve”; s.Paolo, che ha speso tutta la vita per l’annuncio del Vangelo, afferma: “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7)… e anche Giovanni Paolo II, a cui è dedicata questa canzone.
“Il bene… è un dono che si deve accettare, condividere e poi restituire”: un altro termine nel vocabolario del dono è “condividere”. E’ nella natura del dono l’apertura all’Altro, agli altri. La parabola dei talenti ce lo ricorda: i doni che abbiamo ricevuto (intelligenza, forza fisica, fede…) dobbiamo essere capaci di condividerli, di investirli senza tenerli egoisticamente per noi  stessi. Di essi ci verrà chiesto conto: “A chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha” (Mt 25,29).
“… tutto ciò che vale veramente, che toglie il sonno e dà la felicità”: i semi di bene nella nostra giornata sono, in fondo, le cose che poi restano, che valgono veramente e riempiono di significato il nostro agire. Il dono è come un boomerang: lo “lanci” e ti ritorna più carico di prima. E’ il miracolo dell’amore!
“Ogni emozione, ogni cosa è grazia”: tutto è dono: ogni incontro, ogni sorriso, ogni avvenimento, lieto o triste… Ogni giorno è un’occasione unica per diventare quello che siamo: amore che si dona! E’ il segreto che può trasformare davvero il mondo. Qualcuno su una Croce ce lo ha insegnato. Consapevole di quello che stava vivendo ha detto: “La vita non mi è tolta ma sono io che la dono” (cf Gv 10,18). Quel gesto di amore ha cambiato la storia e continua a interrogare, in ogni tempo, la coscienza degli uomini.

PER RIFLETTERE:
1. Sei cosciente che la tua vita è dono di Dio, che niente ti è dovuto, ma che tutto è “grazia”?
2. Ringrazi Dio per il dono della vita, per le persone che hai accanto, per i beni di cui disponi, per le meraviglie del creato…?
3. Sei capace di condividere i tuoi doni, materiali e spirituali con i tuoi amici e con chi ne  ha più bisogno?
4. Ciò che conta è amare: nella tua scala di valori che spazio trova l’amore, la capacità di donarti?

45 - LA FAME NEL MONDO.


Il vero dramma non è la miseria dei poveri ... ma l'egoismo dei ricchi!
C'è una miseria che va oltre la povertà ...si chiama INDIFFERENZA!!!

44 - LIBERTA' MIA LIBERTA'

Libertà mia libertà
Quante volte ti ho venduta davanti ad un televisore nella sensazione di una strisciante e seccante inutilità. Ti ho venduta nella mia stanchezza uscire dal letto, nel fastidio di un raggio di sole che mi ricordava tutta la vita che scorreva fuori da quelle quattro pareti di una voluta e comoda prigionia.
Libertà mia libertà
Quante volte ti ho barattato per un istante di piacere e poi giù a scivolare nei sentieri dell'angoscia che azzanna mente e cuore sino  a sentire male fisico come un pugno nello stomaco.
Libertà mia libertà
Quante volte a scriverti poesie a inseguirti negli spazi aperti nel cielo, nelle stazioni i treni trainati dalla locomotiva della mia incessante fantasia a sospirarti e poi perderti mentre credevo che tu fossi per sempre mia.
Libertà mia libertà
Quante volte a inebriarmi di te, a sognarti a volare via con te, a lasciarmi rapire dal tuo profumo di mare impetuoso e fresco. A gridare il tuo nome nei giorni di una facile euforia per poi ritrovarmi fradicio di lacrime provenienti dal cielo amaro e sconsolato dei miei sogni infranti.
Libertà mia libertà
Quante volte ho tentato di squarciare la coltre scura dell'indifferenza con infuocate promesse di gloriose conquiste, inneggiando a perdifiato il tuo nome.
Libertà mia libertà
Quante volte mi sono lasciato sedurre da una facile conquista di una libertà senza sudore scordandomi come tu abiti nella vetta di una pace immensa che si raggiunge dopo l'ansimante fatica di una lunga e tortuosa salita.
Libertà mia libertà
Spesso non ricevevo più tue notizie e senza accorgermi mi mancavi più dell'aria sino a svegliarmi nel pieno della notte sudato e ingrovigliato nei fili delle mie mille più invisibili catene. Sensi di colpa, accuse al mondo intero, facile vittimismo, imprecazioni contro questo e quello a piangermi addosso  furente di rabbia.
Libertà mia libertà
Quante volte sei stata la mia unica risorsa nelle notti dell'acuto dolore mentre le strettoie dell'anima si incurvavano tristi nelle ombre lunghe di una malinconica estate.
Libertà mia libertà
Solo tu puoi restituirmi la bellezza della mia dignità, l'energia del mio impeto acceso di pura e nobile passione. Solo tu puoi rendermi forte nel momento della tempesta e della prova perché tu desideri donarmi il timone della mia volontà attraverso cui in ogni luogo e in ogni circostanza poter operare una scelta di autentico bene nella scia di una libertà che abita nella Verità dell'Amore.

martedì 24 luglio 2012

43 - IL CIRCO DELLA FARFALLA



Cortometraggio del 2009 diretto da Joshua Weigel. Emozionante e commovente “The Butterfly Circus” ha una bella fotografia e una narrazione poetica. Un messaggio di speranza, forte, diretto e positivo, insegna a non arrendersi. Molto bravo Nick Vujicic. Il corto è un pò la storia della sua vita. Senza arti fin dalla nascita, non ha mai smesso di credere in se e nella vita; è riuscito a laurearsi e adesso gira il mondo raccontando la sua storia, e cercando di portare in giro un messaggio di speranza a chi come lui ne ha bisogno.

42 - NON SONO IN VENDITA

Una giovane coppia entrò nel più bel negozio di giocattoli della città. L’uomo e la donna guardarono a lungo i colorati giocattoli allineati sugli scaffali, appesi al soffitto, in lieto disordine sui banconi. C’erano bambole che piangevano e ridevano, giochi elettronici, cucine in miniatura che cuocevano torte e pizze. Non riuscivano a prendere una decisione. Si avvicinò a loro una graziosa commessa.
“Vede - spiegò la donna -, noi abbiamo una bambina molto piccola, ma siamo fuori casa tutto il giorno e spesso anche la sera”. “E’ una bambina che sorride poco”, continuò l’uomo.
“Vorremmo comprarle qualcosa che la renda felice - riprese la donna -, anche quando noi non ci siamo … Qualcosa che le dia gioia anche quando è sola”. “Mi dispiace - sorrise gentilmente la commessa -, ma noi non vendiamo genitori”.
Bruno Ferrero
L'importante è la rosa, LDC

lunedì 23 luglio 2012

41 - INNO ALLA VITA.


LA VIDA - Madre Teresa
La vida es una oportunidad, aprovéchala.
La vida es belleza, admírala.
La vida es beatitud, saboréala.
La vida es sueño, hazlo realidad.
La vida es un reto, afróntalo.
La vida es un deber, cúmplelo.
La vida es un juego
, juégalo.
La vida es preciosa, cuídala.
La vida es riqueza, consérvala.
La vida es amor, gózala.
La vida es misterio, desvélalo.
La vida es promesa, cúmplela.
La vida es tristeza, supérala.
La vida es himno, cántalo.
La vida es combate, acéptalo.
La vida es una tragedia, domínala.
La vida es aventura, arrástrala.
La vida es felicidad, merécela.
La vida es la vida, defiéndela.


                                                      HYMN TO LIFE
                                                      MadreTeresa                                             
                                                      Life is an opportunity, benefit from it. 
                                                      Life is beauty, admire it. 
                                                      Life is bliss, taste it. 
                                                      Life is a dream, realize it. 
                                                      Life is a challenge, meet it.
                                                      Life is a duty, complete it. 
                                                      Life is a game, play it.
                                                      Life is a promise, fulfill it. 
                                                      Life is sorrow, overcome it.
                                                      Life is a song, sing it. 
                                                      Life is a struggle, accept it.
                                                      Life is an adventure, dare it.
                                                      Life is luck, make it.
                                                      Life is too precious, do not destroy it.
                                                      Life is life, fight for it.

40 - L'ECSTASY O NON CE LA FA.

«In discoteca si drogano tutti», dice il dj Felice. «Ne hanno bisogno anche per affrontare una ragazza». Ma è proprio così? La lettera che segue è stata pubblicata da un magazine. Incuriosisce per le provocazioni, perché vede la droga non solo come vizio o abitudine ma come sintomo di malessere, di incapacità a vivere.

«Faccio il dj. Parlo da un osservatorio privilegiato: la discoteca. Quelli che si riempiono la bocca con la parola giovani devono aprire gli occhi una volta per tutte. Sappiamo che un ragagazzo su due s’impasticca, anche prima di un esame, anche prima colloquio di lavoro. Che la droga, in discoteca (ma non solo) è sempre più diffusa, perché ai ragazzi, che non hanno alternative, drogarsi piace. Si fanno per non pensare più a niente, perché non sanno da come cominciare a vivere. Un giorno ragazzo mi chiese di una tipa molto carina: “Presentamela - disse — ma prima aspetta che il quartino faccia effetto”. C'è il quartino (non certo di vino). Poi c’è la vodka e la botta, il pippotto e la riga. E poi il sesso. E intanto il cervello salta! Ce li ho sotto gli occhi tutte le sere. Tutte le sere è così. Perché i ragazzi sono soli, confusi, annullati nel gruppo, modello velina lei, modello Faccela vedé, Faecela toccà lui. Niente educazione, niente cultura, tutta apparenza» (Felice).


LE RISPOSTE ALLA PROVOCAZIONE DI FELICE

UNA RISPOSTA ALLA MANCANZA DI LIBERTÀ
«Timidi e bloccati? A parte qualche caso, non ci sembra la definizione giusta per i giovani d’oggi, a volte anche troppo sfacciati. Facili alla droga pensiamo che sia poco ma sicuro, visto il ruolo importante con cui è entrata nella nostra cultura dalle ribellioni degli anni ‘70 in poi. La droga è il viaggio per eccellenza, il modo per uscire dall’ordinario, la moda della grandezza, il modo per mostrare agli altri chi non sei ma vorresti essere. Pensiamo che i giovani ricorrano alla droga sicuramente anche perché la società d’oggi non offre la possibilità di esprimersi liberamente, ma secondo dei canoni e delle leggi stabilite che non sempre sono raggiunte e possono essere raggiunte dai ragazzi».

È GIUSTO SPAPPOLARSI IL CERVELLO?
"Qualcuno dice che fare uso di droga è meglio che provare un orgasmo. Che ti porta su un altro pianeta. Ma è giusto spappolarsi il cervello irreversibilmente sia pure (se è così) in cambio di alcune ore di ... indescrivibili sensazioni di benessere? Il fatto è che il vero problema per i giovani d’oggi non è la droga, ma l’educazione  alle droghe. È l’ignoranza che ammazza molti giovani di overdose! Fidatevi, che nessuno meglio di noi sa come vanno le cose tra i giovani".

PER EVADERE DALLA MONOTONIA VA BENE TUTTO
"Facili alla droga sì, timidi e bloccati no. I ragazzi usano la droga perché "ai giorni nostri non c’è nulla da fare” e non sanno come far passare il tempo. Con la droga passa più velocemente e allegramente. “S’infarinano, s'alcolizzano e poi s’impastano su un albero”, come canta Frankie. Per quelli va bene tutto, alcol, droga ... ma l’importante è andar fuori di testa e sballare per evadere la monotonia di ogni giorno. Probabilmente questi ragazzi non sarebbero timidi, ma una volta abituati alla droga, è proprio la mancanza di questa che li rende insicuri".

NON SI DEVE GENERALIZZARE
«Non possiamo condividere completamente ciò che ha scritto il dj. Non è certo una novità: da molto tempo si sa che nelle discoteche gira la droga. A volte frequentiamo le discoteche, ma non ci siamo mai trovati in queste situazioni pur conoscendone l’esistenza. Non siamo d'accordo con chi si droga, perché crediamo che bisogna essere sempre sè stessi e non fuggire dalla realtà. Ma ci sono in ballo enormi interessi economici. Vogliamo però fare presente che per alcuni che si comportano in tale modo, ce ne sono moltissimi altri che vivono la propria vita in modo sano; quindi, non generalizziamo ... » (SiLvia, Giulia, Francesca, Manuela, Simone, Francesca, Edwing, Sara, Andrea).

CHI SI DROGA E UN DEBOLE
"Non e vero che tutti i giovani “per riuscire” abbiano bisogno di droga. Molto probabilmente è un loro modo sbagliato di superare le difficoltà, e come se volessero emergere, trovare la forza di essere ciò che la società vuole che siano. Ammetto che è sbagliato, ma molto probabilmente chi si droga è debole, insicuro, poco maturo, ed entra a contatto con una realtà più grande di lui» (Laura)

E' UN CIRCOLO VIZIOSO
«È vero, prendono l’ecstasy perché non ce la fanno, perché sono insicuri di se stessi e ogni volta che lo fanno si sentono ancora piu insicuri. E' un circolo vizioso» (Jorge)

  • ... E TU COSA NE PENSI?

sabato 21 luglio 2012

39 - VOGLIO TROVARE UN SENSO A QUESTA VITA.



Un senso 
Vasco Rossi

Voglio trovare un senso a questa sera
anche se questa sera un senso non ce l'ha...

Voglio trovare un senso a questa vita
anche se questa vita un senso non ce l'ha
voglio trovare un senso a questa storia
anche se questa storia un senso non ce l'ha

voglio trovare un senso a questa voglia
anche se questa voglia un senso non ce l'ha!
Sai che cosa penso che se non ha un senso
domani arrivera' domani arrivera' lo stesso

senti che bel vento non costa mai tempo
domani un altro giorno arrivera'

voglio trovare un senso a questa situazione
anche se questa situazione un senso non ce l'ha!
Voglio trovare un senso a questa condizione
anche se questa condizione un senso non ce l'ha!

Sai che cosa penso che se non ha un senso
domani arrivera' domani arrivera' lo stesso
senti che bel vento non costa mai tempo
domani un altro giorno arrivera'
domani un altro giorno ormai e è qua

voglio trovare un senso a tante cose
anche se tante cose un senso non ce l'ha

lalalalalalalalalalalalalalalalalalala

domani arrivera' domani arrivera' lo stesso

senti che bel vento non passa mai il tempo
domani un altro giorno arrivera'
domani un altro giorno arrivera'
domani un altro giormo ormai e' qua.

Alcuni stimoli per la tua riflessione.
  1. Quali parole senti più vicine alla tua esperienza?
  2. Prova pensare una sera che, per te, ha avuto senso ...
  3. Prova a pensare ad una storia per te significativa ...
  4. Prova a pensare ad una voglia alla quale dare un senso ...
  5. " Domani arriverà lo stesso": per quale scopo? Per che cosa o per chi arriverà domani? 

venerdì 20 luglio 2012

38 - LA MALATTIA PIU' GRAVE.

Un giorno, a un luminare della medicina venne chiesto quale fosse la più grave malattia del secolo.
I presenti si aspettavano che dicesse il cancro o l'infarto.
Grande fu lo stupore generale quando lo scienziato rispose: "L'indifferenza!"Tutti allora si guardarono negli occhi e ognuno si accorse di essere gravemente ammalato.
Infine gli domandarono quale ne fosse la cura.
E lo scienziato disse: "Accorgersene! "

37 - IL MONDO CHE VORREI ...

Il mondo che vorrei non è impossibile è fatto di nuvole, dolcezza e di un amore indelebile.
Il mondo che vorrei e fatto di persone che si stringono la mano, e si guardano dentro che si toccano l’anima proprio nel suo centro che si vogliono bene senza odi e rancori.
Il mondo che vorrei è un posto dove regni la bontà dei loro cuori.
Il mondo che vorrei ogni tanto mi capita di vederlo e la gente comune a volte ne fa parte senza saperlo.
Il mondo che vorrei è quando vedo un abbraccio sincero quando hai bisogno di aiuto vero e non serve essere eroi per farne parte basta levare dal cuore tutte le cose storte.
Provaci anche tu, prenditi di coraggio e ti troverai nel mondo che vorrei a passeggio.
Nel mondo che vorrei non servono soldi o enormi sacrifici occorre solo buttar fuori le cose che non dici, non tenere le tue ricchezze chiuse dentro te perché la vita passa in fretta e un giorno ti accorgi che ormai è troppo tardi per fare il biglietto ma non temere, potrai sempre prendere un volo diretto senza aerei, treni o mezzi di trasporto. Lascia solo viaggiare la tua anima e ti sentirai risorto.
Il mondo che vorrei non è impossibile è fatto di nuvole, dolcezza e di un amore indelebile.
Il mondo che vorrei potremmo costruirlo insieme!..

lunedì 16 luglio 2012

36 - E CRESCENDO IMPARI CHE ...

E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.Non è quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi...La felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente..., non è quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari..., la felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose... e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve. E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi, e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri. E impari che l'amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore, e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami. E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccoli attimi felici. E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi. E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità. E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami... E impari che c'è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia. E impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino, in ogni gabbiano che vola c'è nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston. E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.
( Anonimo )

mercoledì 4 luglio 2012

35 - SOPRAVVISSUTA ALL'ABORTO: UNA TESTIMONIANZA DA FAR TREMARE I POLSI.

34 - LA CANDELA DELLA SPERANZA!

In una Chiesa, quattro candele bruciavano e si consumavano lentamente.
Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva addirittura ascoltare
la loro conversazione.
La prima diceva: "Io sono la candela della pace,
ma gli uomini non riescono a mantenermi accesa:
penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!".
Così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.
La seconda diceva: "Io sono la candela della fede, purtroppo non servo a nulla.
Gli uomini non ne vogliono sapere di me,
e per questo motivo non ha senso che io resti accesa!".
Appena ebbe terminato di parlare,
una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.
Triste triste, la terza candela, a sua volta, disse: "Io sono la candela dell’amore,
ma non ho la forza per continuare a rimanere accesa.
Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza.
Essi odiano perfino coloro che più li amano, i loro familiari...".
E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.
Ma inaspettatamente...
un bimbo in quel momento entrò nella Chiesa e vide le tre candele spente.
Impaurito per la semioscurità disse:
"Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!".
E così dicendo scoppiò in lacrime.
Allora la quarta candela, impietositasi, disse:
"Non temere, non piangere, bambino mio:
finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele:
io sono la candela della speranza."
Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime,
il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre,
e non ebbe più paura.
Che non si spenga mai la speranza dentro il nostro cuore,
e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, come quel bimbo,
capace in ogni momento di riaccendere con la sua speranza,
nel cuore di ogni uomo, la fede, l'amore e la pace...

martedì 3 luglio 2012

33 - AMICIZIA - AMORE.

32 - IL PROCESSO DELLA CRESCITA.

Il maestro ti lasciava sempre crescere secondo il tuo ritmo, senza forzare la mano. Egli spiegava il suo comportamento con questa parabola: "Una volta un uomo vide una farfalla che lottava per uscire dal bozzolo ... troppo lentamente per i suoi gusti, così iniziò a soffiare dolcemente su di essa. Il calore del suo fiato accelerò egregiamente il processo: ma ciò che uscì non fu una farfalla. Ne uscì una creatura con le ali lacerate". "Il proceso della crescita - concluse il maestro - non lo si può accelerare. Altrimenti c'è il rischio di farlo abortire.
Anthony De Mello

31 - ORME SULLA SABBIA.

30 - UN VERO AMICO...

Un giorno, un giovane volle consultare un anziano,
su un problema che gli stava a cuore...
"Mio signore!", gli disse.
"Voglio confessarti una cosa: non riesco ad avere un amico!
Mi sapresti dare un consiglio?".
L’anziano sorrise, e rispose: "Posso solo dirti di me...
Quand’ero ragazzo, fra cento ragazzi, ne ebbi uno, di amico.
 Fu una cosa bellissima, che diede i suoi frutti, e poi terminò.
Quando divenni adulto, fra mille adulti, ne ebbi un altro, di amico.
Fu una cosa bellissima, ma l’amico morì, ed anch’io mi sentii morire.
Ora che sono diventato anziano,
fra diecimila anziani, adulti e giovani,
ho rinunciato ad avere un amico,
ed ho preferito esserlo io, un amico, ogni giorno ed ogni ora,
di qualcuno che non so chi sia, e non so dove sia!".
"Non dev’essere facile...", mormorò il giovane.
"Forse non lo è, perché cercare di essere amico significa, prima di tutto,
rinunciare ad averne uno!
Ma forse lo è perché, proprio rinunciando ad averne uno,
se ne possono avere tanti!".
"Non si saprà mai chi saranno?", domandò il giovane.
"Mai! Tenere il cuore spalancato, perché tutti vi possano entrare,
dare sempre fiducia, perché tutti ne possano attingere,
rispettare ognuno, perché ognuno si senta se stesso,
ti rende, insieme, amato ed odiato, incomprensibile ed imprendibile.

Chi cerca di essere amico, è un po’ come il mare,
fatto di tenera acqua, ma acqua salata!
Chi ha come amico il mare, me lo sai dire?".
"Il cielo!", rispose il giovane.
"Infatti! Chi cerca di essere amico, può solo sperare che il cielo gli sorrida;
e che i gabbiani non smettano di posarglisi sopra!".
A questo punto, il giovane tacque a lungo, avvolto in profondi pensieri...
Poi guardò l’anziano, con uno strano sorriso, e gli chiese:
"Mi permetti di essere un tuo gabbiano?".
L’anziano gli rispose: "Benvenuto!".

lunedì 2 luglio 2012

29 - E ADESSO CHE TOCCA A ME - VASCO.




E adesso che sono arrivato
Fin qui grazie ai miei sogni
Che cosa me ne faccio
della REALTÀ

Adesso che non ho
Più le mie illusioni
Che cosa me ne frega
della VERITÀ

Adesso che ho capito
Come va il mondo
Che cosa me ne faccio della SINCERITÀ

E adesso
E adesso
E adesso che non ho
Più il mio motorino
Che cosa me ne faccio
di una macchina

Adesso che non c'è
Più Topo Gigio
Che cosa me ne frega
della Svizzera
Adesso che non c'è
Più brava gente
E tutti son più furbi Più furbi di me

E ADESSO CHE TOCCA A ME
E ADESSO CHE TOCCA A ME
E ADESSO CHE TOCCA A ME
E ADESSO CHE TOCCA A ME

28 - L'AMORE E' UN CAMMINO.

Molte coppie sono in crisi perchè cominciano dal sesso e si fermano lì. Il piacere non è progressivo: se per esempio ti piace la pastasciutta, ad un certo punto mangiarla diventa cosa normale, ordinaria. E finisci per stancarti. L'amore è, invece un cammino di identificazione e ancor più di scoperta di quello che è originale, particolare nell'altro. Ciò che lo alimenta è la comprensione e l'accettazione della diversità. Perciò bisogna cercare di non dominare, di non distruggere quegli aspetti che non sono uguali ai nostri, perchè il vero amore è fatto di rispetto e di accoglienza di ciò che, nell'altra persona, è diverso da te.
(Arturo Paoli)

27 - ALCOL DIPENDENTE

26 - UOMINI E DONNE FORTI.

C’è bisogno di rinascita spirituale: diventare uomini e donne forti, non per odiare, ma per amare gli altri e costruire il futuro. Uomini e donne spirituali sapranno trovare le vie del futuro. Possiamo farlo. Sarà la risposta all’odio, ma soprattutto al vuoto e alla paura.
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