mercoledì 29 agosto 2012

90 - NO AL RAZZISMO E NO ALLA GUERRA


89 - IDENTITA'

LO SFORZO (NECESSARIO) DI CONOSCERE SE STESSI

La domanda “chi sono io?” ci segue da quando acquistiamo l’uso di ragione fino al termine della vita, poiché riguarda l'esperienza più profonda di noi stessi. Di conseguenza, essa diventa anche una domanda che chiama in causa responsabilità educative, in quanto interessa il cammino di formazione, di “costruzione” della nostra personalità.
Identità è ciò che caratterizza ognuno di noi nel profondo, come persone uniche e inconfondibili. E’ assai più delle semplici caratteristiche anagrafiche o fisiche che troviamo registrate sulla personale “carta di identità”. L'identità profonda ha a che fare soprattutto con lo sviluppo della nostra personalità (identità psicologica), quindi con i nostri valori, gli atteggiamenti, i sentimenti più autentici. E ha a che fare poi con le relazioni (identità sociale) che noi creiamo in continuazione e dentro le quali la nostra esistenza può trovare valore e senso.
In fin dei conti, per rispondere alla domanda “chi sono io?” siamo invitati a considerare consapevolmente attorno a quali realtà andiamo costruendo, anche con l’aiuto degli educatori, la nostra persona.
Se stiamo alle proposte diffuse oggi dai mass media, molti sono spinti a costruire se stessi attorno all'apparire. In tale prospettiva conta soprattutto ciò che gli altri percepiscono di noi, come sembriamo agli occhi degli altri. Questo dipendere dagli occhi altrui conduce per lo più a forme superficiali di comportamento, a privilegiare l’aspetto esteriore di noi stessi, o anche a identificarci con i ruoli che dall'esterno ci vengono assegnati o proposti come più allettanti e di maggior prestigio. Bisogno che può generare la tendenza ad affidare il nostro valore a vestiti, ruoli, oggetti, titoli... cose che però non portano ad una vera sana autostima. Altri trovano il senso della loro vita nei valori economici, nel denaro, per cui l’avere diventa il perno attorno al quale si forma la loro personalità e che condiziona anche le modalità di relazione. Il desiderio di avere sempre più diventa a volte volontà di possedere (cose e persone), volontà di dominio e di sfruttamento, che può portare anche a conflitti dolorosi.
La costruzione di una identità matura, “adulta”, responsabile dovrebbe ruotare sempre più attorno all’essere, ossia a quelle dimensioni interiori, a quei valori che hanno carattere di stabilità e autenticità, che sentiamo capaci di dare senso e orientamento sicuro. Costruire noi stessi sull’essere vuol dire costruire non su finzioni o parti da recitare, ma su atteggiamenti attraverso i quali ci sentiamo autentici e realizzati. La nostra vera identità ci permette allora una “vita buona”, e una sicurezza interiore tale da impedirci fughe nelle illusioni o anche quell'inquietudine che nasce dal non essere mai soddisfatti di noi stessi.
Per costruire un'identità chiara e positiva c'è bisogno di essere aiutati a “conoscere se stessi”: un cammino graduale, ma necessario, che rende capaci di guardare dentro di noi, capaci di giudizio sulle nostre scelte e, se necessario, anche di riorientarci nella vita. Abbiamo bisogno di sentire dentro di noi che cosa sia giusto per la nostra persona e per le nostre relazioni.
Questa capacità di guardare dentro di noi, infatti, ci aiuta anche a conoscere e a rispettare l'identità degli altri.
Anche nelle relazioni corriamo spesso il rischio di fermarci solo all'esteriorità. Allora giudichiamo in base alla superficie, ma non sappiamo riconoscere noi stessi e l'altro nella sua vera identità. L’accesso al cuore delle persone, sia della nostra come dell'altrui, è possibile solo quando ci liberiamo da pregiudizi legati al ruolo e dalle proiezioni dei nostri desideri o aspettative. In questa direzione anche la relazione con la “trascendenza”, ossia il rapporto religioso con Colui che dà fondamento e speranza alla nostra esistenza d'ogni giorno, ha grande importanza per definire la nostra identità.
L'accompagnamento “educativo” può offrire un prezioso aiuto nel costruire un'identità positiva quando contribuisce a maturare una corretta autostima, a discernere e valutare i propri atteggiamenti e a costruire relazioni autentiche, mai strumentalizzanti o di sfruttamento.

(Le parole dell'educazione)

Gianni Francesconi

martedì 21 agosto 2012

88 - KROKODIL - DESOMORFINA: LA DROGA 'FAI DA TE' CHE SQUARCIA LA PELLE

MOSCA - Arriva dalla Russia, è economica e devastante. Costituita da sostanze che si trovano reperibili tra le 4 mura domestiche, ma gli effetti sono pericolossissimi, letali. Si chiama Krokodil ed è la nuova droga che sta prendendo piede tra gli adolescenti, ed ha già iniziato a mietere vittime.
Si tratta di una sostanza tre volte più potente dell'eroina ma decisamente più economica. Proprio questo rapporto sballo-prezzo ne ha garantito la diffusione a macchia d'olio.
Krokodil è un mix potentissimo di codeina, componente di molti farmaci contro il mal di testa che vengono venduti tranquillamente in farmacia senza ricetta, benzina, olio, detersivo industriale e iodio, tutti ingredienti alla portata di tutti. Krokodil, questo il nome affibbiato al cocktail mortale che squarcia la pelle.
I dipendenti da krokodil hanno un'aspettativa di vita di gran lunga inferiore rispetto agli eroinomani. Se per chi assume eroina infatti va dai 7 ai 5 anni, per chi si fa krokodil va da un massimo di tre a un anno. Per non parlare dei danni: la droga che sta attanagliando adesso la Russia distrugge prima gli organi interni e la pelle, solo in ultima fase il cervello.

Martedì 21 Agosto 2012


  • La vita è un dono grande da vivere bene e  in pienezza.  Che senso ha rovinare la propria vita in questo modo?
  • Tu cosa pensi di questo articolo? Qual è la tua riflessione?

87 - AMORE

L'amore dà sempre,
perdona, sopravvive,
e dà nell'atto di vivere.
Questa appunto è la prerogativa dell'amore
dare, e poi dare, e dare ancora !!
( Prof.H.M Gwatkin )

86 - QUATTRO DIVISO CINQUE

Stavo aspettando che aprissero un ufficio in centro città. Ho visto una mamma che cercava di preparare il suo "posto per vendere". Aveva con sé 5 bimbi! Le ho chiesto di far loro una foto. Poi ho trovato nella mia borsa 4 caramelle e ho detto alla mamma che mi spiaceva, ma non ne avevo per tutti!
Lei mi ha risposto che non era importante e che era felice lo stesso. Ho dato le caramelle ai quattro più grandi, al piccolo, ho pensato che non era grave se non ne davo! Il più grande ha ringraziato, ha tolto la carta, con i dentini ha rotto la caramella e ne ha dato metà al fratellino più piccolo! Ti assicuro che mi ha toccato il cuore e, ancora oggi, dopo qualche mese, mi viene un nodo di commozione quando ci penso!

venerdì 17 agosto 2012

85 - NON SOLO RAGIONE ...


Non ci basta avere ragione, vogliamo dimostrare che gli altri hanno assolutamente torto.
William Hazlitt

84 - LA COCAINA ACCELERA L'INVECCHIAMENTO AL CERVELLO

Roma, 24 apr. (Adnkronos Salute) - La cocaina 'invecchia' la mente. Sembra infatti che il cervello di chi usa regolarmente la polvere bianca mostri i segni dell'età più velocemente rispetto ai coetanei. Lo suggerisce una ricerca condotta dagli scienziati dell'Università di Cambridge, secondo cui l'abuso cronico di cocaina accelera il processo di invecchiamento cerebrale. Il lavoro, pubblicato su 'Molecular Psychiatry', ha coinvolto 120 persone simili per età, sesso e Qi verbale. La metà dei soggetti era dipendente dalla cocaina, il resto non aveva mai abusato di sostanze.
I ricercatori, dopo aver scannerizzato il cervello di tutti i volontari, hanno scoperto che il tasso di perdita di volume della materia grigia correlato all'età era significativamente maggiore nei cocainomani rispetto ai coetanei. I consumatori di cocaina, tanto per avere un'idea, hanno perso circa 3,08 ml di volume cerebrale l'anno: quasi il doppio rispetto agli altri (fermi a solo 1,69 ml l'anno). L'accelerato declino del volume cerebrale, inoltre, è risultato più importante nella corteccia prefrontale e temporale, regioni del cervello associate ad attenzione, processo decisionale e memoria.
"Con l'età - nota Karen Ersche del Behavioural and Clinical Neuroscience Institute (BCNI) dell'Università di Cambridge - tutti noi perdiamo materia grigia. Tuttavia abbiamo visto che chi assume cocaina in modo cronico la perde a un tasso significativamente più rapido. Cosa che potrebbe essere un segno di invecchiamento precoce".

83 - E TU COSA CI VEDI?


Noi ci vediamo quelli che sono: ragazzi africani che formeranno come operatori sanitari in grado di salvare vite umane, insegnare la prevenzione e formare altro personale medico. Che migliorerà le condizioni di intere comunità, creando sviluppo attraverso la salute. Senza essere costretti a cercare opportunità lontano dalla propria terra. Il futuro dell'Africa è in Africa. (www.amref.it)

82 - COSCIENZA

LA CAPACITA’ DI DISCERNERE TRA BENE E MALE

Nel parlare quotidiano usiamo spesso il termine “coscienza” per indicare un sentimento personale che ha a che fare con consapevolezza e responsabilità. Con essa intendiamo un insieme di valori a cui orientiamo la vita in una parola la capacità di discernere tra bene e male. In tal senso parliamo di una “persona di coscienza”, per indicare chi è onesto, retto, consapevole dei propri doveri, così come diciamo ‘incosciente” chi agisce irresponsabilmente. Ma parliamo anche di “esame di coscienza” per indicare l’analisi di noi stessi, la possibilità di scandagliare la nostra interiorità e valutare comportamenti e scelte.
Nello stesso senso invochiamo il diritto ad una “obiezione di coscienza” di fronte a norme o a richieste che giudichiamo non coerenti con i valori a cui teniamo . E quante volte ci sentiamo richiamare alla “voce della coscienza” per indicare un nucleo interiore da cui partono i moti del cuore e le decisioni più serie e autentiche. Nonostante questo uso diffuso, è assai difficile dare una definizione della coscienza, poiché essa non è un organo visibile del corpo o un oggetto a noi esterno, che possiamo controllare a piacere. E’piuttosto un’esperienza che riguarda i vissuti personali, e che possiamo solo descrivere raccontando sentimenti, riflessioni, dubbi e problemi, valutazioni, scelte e comportamenti conseguenti. Ad esempio, oggi sentiamo dire da più parti che noi abbiamo “libertà di scelta”: in effetti ai supermercato troviamo numerose marche dello stesso prodotto e una varietà quasi infinita di prodotti a cui la logica del consumo ci ha abituati . Ma quale convinzione ci crea questa esperienza? In generale, che noi possiamo scegliere quello che ci pare. Allo stesso modo la TV ci offre una varietà di canali e programmi tra cui spaziare a piacimento. E anche qui esercitiamo la libertà concessa in un consumo senza freni. Da molti pulpiti poi siamo invitati a “prenderci la nostra libertà”, espressione che suggerisce una promessa di opzioni continue e continuamente rivedibili. Ma chi mai ci indica dei ‘criteri’ per esercitare questa ‘libertà di scelta’? Quali criteri riusciamo a formarci per discernere ciò che è utile e ciò che non ci serve , o è addirittura dannoso? A quale libertà stimola tale logica di consumo, applicata a tutti gli ambiti di vita?
Ecco dove entra in gioco la ‘coscienza’: se non vogliamo soccombere alla logica del ‘consumo’ estesa a tutti gli ambiti, compresa la sfera dell’amore, della fede, dei valori più personali, avvertiamo l’esigenza di un ‘consulente’ che ci aiuti a trovare criteri per le scelte, che devono essere certo libere, ma sagge.
Qui la domanda su che cos’è la coscienza si lega alle domande esistenziali e morali più impegnative: che cosa devo e posso fare (o non fare) per essere una persona ‘buona’? Chi voglio essere? Quale strada posso prendere perché la mia vita abbia una buona riuscita?
Molti hanno cercato risposte alla domanda: che cos’è la coscienza? Tommaso d’Aquino, per esempio, l’ha descritta come “l’esperienza interiore che ci aiuta a fare il bene e a evitare il male”. Ovviamente, però, Tommaso, parlando di bene e male, sapeva a che cosa si riferiva: il suo punto di riferimento principale era il vangelo cristiano. Il filosofo Kant cercò, a sua volta, di spiegare la coscienza come “la capacità di giudizio che orienta noi stessi nella vita”. E per Kant la fonte di questo orientamento era la ragione, la capacità umana di riflettere in modo critico sul proprio comportamento. San Paolo indicava ai cristiani questa strada: se veramente credi, prova a chiederti, di fronte ad una scelta importante: che direbbe Dio (in cui credo) al riguardo? Indicava così un criterio davanti a cui porsi per avere una guida. Così è nata, all’interno del contesto cristiano, la denominazione della coscienza come “voce di Dio”. Ma in modo analogo potremmo interrogarci: che cosa direbbe mia madre, mio padre... la tal persona di cui ho piena fiducia? Non si tratta di ‘voci’ esteriori. Qui si comprende come questa ‘voce’ non sia altro che una metafora per indicare la formazione ricevuta e dalla quale si attingono i criteri per agire. La coscienza, dunque, va formata, è una esperienza che ha a che fare con il processo educativo. E’ un sapere che prende forma all’interno di una comunità, come dice l’origine della parola: con-scientia. Non è facile ‘formare coscienze’. E’ il compito di dar forma a quel nucleo più profondo di noi stessi che dà dignità morale al nostro agire, e che per questo merita profondo rispetto. E il compito educativo più delicato, poiché deve formare la persona alla sua autonomia interiore, cioè a quella maturità che è capacità di consapevolezza e di responsabilità.

(Le parole dell'educazione)

Gianni Francesconi

81 - OTTIMISMO

L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé!!! (D. Bonhoeffer).
La nostra vita non può basarsi sull'effimero, sull'apparente... alziamo il nostro sguardo, noi siamo uomini e donne di speranza! si, perchè tutto vince l'amore.

giovedì 16 agosto 2012

80 - SCUSA MA ... STAI PARLANDO DI ME?

79 - LA MIA VITA ACCANTO A QUESTO “FIORE”

Mia figlia Claudia ha 35 anni. A causa di un parto mal assistito, ha subìto gravi lesioni cerebrali che le hanno impedito di vivere una vita normale. Negli anni vissuti accanto a questo “fiore”, ho capito che anche questa vita può essere meravigliosa. Claudia non parla, non cammina, ha problemi di deglutizione per cui mangia tutto frullato, non è in grado di dire se ha dolore, dobbiamo spostarla dal letto alla carrozzina e cambiarle posizione durante la notte, cambiarle il pannolone, ma Claudia è bellissima, una persona viva e serena, gioiosa, con la luce negli occhi che parlano per lei. Il sorriso che ci regala quando sta bene, ci rende felici. Non è in grado di compiere gesti volontari come un bacio, una carezza, e questo mi manca, ma quando l’accarezzo e le dico quanto io l’ami e quanto abbia bisogno di lei, i suoi occhi si riempiono di lacrime forse per dirmi: «non posso parlarti, ma ti voglio bene anch’io». Quegli attimi hanno per me valore inestimabile, che nessuna ricchezza potrebbe eguagliare.
            Ho imparato da Claudia quanto ogni minuto della vita sia importante. Assaporare ogni attimo come fosse l’ultimo, aiuta a viverlo intensamente, lo rende indelebile nella memoria. Ho imparato che il denaro, il successo, il divertimento non rendono felici, possono dare più piacevolezza alla vita, ma quando si vive accanto a una persona come Claudia, capisci che non puoi sprecare la vita in cose futili. Vi sono persone che vivono come se non dovessero morire mai, e altre che muoiono senza aver vissuto veramente. Certo, avrei voluto per Claudia una vita piena, ma questo non dà diritto a nessuno di dire che la sua vita non è degna d’essere vissuta. Un domani, quando noi genitori non ci saremo più, qualcuno deciderà per lei se vivere o lasciarla morire? Non posso neppure immaginarlo. La vita è preziosa sempre, e la sofferenza fa parte della vita.

La mamma di Claudia

Tratto da “l’angolo della speranza – famiglia cristiana n° 10/2009”

78 - UN CARRETTO VUOTO

Camminavo con mio padre, quando all’improvviso si arrestò ad una curva e dopo un breve silenzio mi domandò: oltre al canto dei passeri, senti qualcos’altro?
Aguzzai le orecchie e dopo alcuni secondi gli risposi: Ascolto il rumore di un carretto. Giusto, mi disse. E’ un carretto vuoto.
Io gli domandai: Come fai a sapere che si tratta di un carretto vuoto se non lo hai ancora visto?
Allora mi rispose: E’ facile capire quando è un carretto vuoto, dal momento che quanto più è vuoto tanto più fa rumore....
Divenni adulto e anche oggi quando vedo una persona che parla troppo, interrompe la conversazione degli altri, è invadente, si vanta delle doti che pensa di avere, è prepotente e pensa di poter fare a meno degli altri, ho l’impressione di ascoltare la voce di mio padre che dice: quanto più il carretto è vuoto tanto più fa rumore…Nessuno è più vuoto di chi è pieno di sé. L’umiltà consiste nel tacere le proprie virtù per permettere agli altri di scoprirle. L’umiltà, serena e mansueta, giunge in fondo alle radici in silenzio, nutrendole. L’umiltà non fa rumore...

martedì 14 agosto 2012

76 - ARMI SU STRADA.


Video di Bozzetto realizzato dalla Provincia di Bergamo per la prevenzione degli incidenti stradali: un concentrato di 5 minuti che scuote con la forza delle immagini del regista e un messaggio scarno, ma che prende lo spettatore.

75 - MAMMA HA DECISO DI ANDARSENE.

I miei genitori, sposati giovanissimi hanno avuto 4 figli. Abbiamo respirato fin da piccoli un clima familiare molto teso, caratterizzato da conflitti continui. Mio papà autoritario decideva in tutto le linee della famiglia, mentre mamma era più pacata e sensibile. Erano due estranei che non erano più in grado di guardarsi negli occhi, di divertirsi, di scherzare, di amarsi!
La situazione con il passare del tempo era diventata insostenibile e, dopo 29 anni di sofferenze mamma ha deciso di andarsene via. La separazione ha segnato una svolta  decisiva nella storia della nostra famiglia. Papà ha toccato l’abisso, ha vissuto un lungo periodo di tremenda depressione. Mamma ha trovato se stessa in un’altra casa, relazioni nuove, ha riacquistato fiducia e sicurezza.
Papà nella solitudine ha fatto i conti con i suoi limiti: ora era solo, disperato, senza forze … nell’abisso ha trovato la conversione. Ha incominciato di nuovo a pregare, si è guardato dentro ed ha ammesso pian piano le sue responsabilità.
I miei genitori sono rinati a vita nuova. Hanno intrapreso un cammino di amore nuovo, dopo 30 anni di matrimonio. Hanno deciso di mettersi in gioco per salvare il bene più prezioso nelle loro mani: la loro relazione di coppia, il loro matrimonio.

Federico

74 - ATTENZIONE A CHI HA PIU' BISOGNO DI NOI.

73 - STORIA DI UN CHICCO DI GRANO.

Come il seminatore ebbe terminato la sua opera, il chicco di grano venne a trovarsi tra due zolle di terra nera e umidiccia, e divenne terribilmente triste. Era buio, era umido, e l'oscurità e l'umidore aumentavano sempre di più, poiché al calar sera s'era disciolta in pioggia fitta fitta. C'era da darsi alla disperazione. E il chicco di grano cominciò a ricordare.
Bei tempi quelli, quando il chicco stava al caldo e al riparo in una spiga diritta e cullata dal vento, in compagnia dei fratellini! Bei tempi sì, ma così presto passati! Poi era venuta la falce con il suo suono stridulo e devastatore, a sbattere tutte le spighe. Poi i mietitori con i loro rastrelli avevano caricato sui carri le spighe legate in covoni. Poi, più terribile ancora, i battitori si erano accaniti sulle spighe pestandole senza pietà. E le famigliole dei chicchi, vissute sempre insieme dalla più verde giovinezza,erano state sbalzate fuori dalle loro spighe, e i chicchi scaraventati in giro, ciascuno per conto suo, per non incontrarsi più.
Ma nel sacco del grano almeno ci si trovava ancora in compagnia. Un po' pigiati, è vero, e magari si respirava a fatica, ma insomma si poteva chiacchierare un po'. Ora invece, era l'abbandono assoluto, la solitudine tetra, una disperazione!
Ma l'indomani fu peggio, quando l'erpice passò sul campo e il chicco si trovò nella tenebra più densa, con terra dappertutto, sopra, sotto, in parte. L'acqua lo penetrava tutto, non sentiva più in sé il minimo cantuccio asciutto.
"Ma perché fui creato, se dovevo finire in modo così miserando? Non sarebbe stato meglio per me non aver mai conosciuto la vita e la luce del sole?" Pensava tra sé.
Allora dal profondo della terra una voce si fece sentire. Gli diceva: "Abbandonati con fiducia, volentieri, senza paura. Tu muori per rinascere ad una vita più bella". "Chi sei?" domandò il povero chicco, mentre un senso di rispetto sorgeva in lui. Poiché sembrava che la Voce parlasse a tutta la terra, anzi all'universo intero.
"Io sono Colui che ti ha creato, e che ora ti vuole creare un'altra volta". Allora il chicco di grano si abbandonò alla volontà del suo Creatore, e non seppe più nulla di nulla. Un mattino di primavera, un germoglio verde mise fuori la testolina dalla terra umida. Si guardò attorno inebriato. Era proprio lui, il chicco di grano, tornato a vivere un'altra volta.
Nell'azzurro del cielo il sole splendeva e la lodoletta cantava. Era tornato a vivere... E non da solo, poiché intorno a sé vedeva uno stuolo di germogli in cui riconobbe i suoi fratellini.
Allora la tenera pianticella si sentì invadere dalla gioia di esistere, e avrebbe voluto alzarsi fino al cielo per accarezzarlo con le sue foglioline.

lunedì 13 agosto 2012

72 - CHIAMAMI ANCORA AMORE.


Roberto Vecchioni è da sempre considerato un cantautore di nicchia. Dopo una lunghissima assenza di, pensate bene, 38 anni, quest’anno ha deciso di tornare nella città dei fiori per presentare il suo brano al Festival di Sanremo. Per quanto riguarda le esperienze sanremesi, Vecchioni ne ha comunque avute poco, solo tre (nel 1968 con Sera, nel 1973 con L’uomo che si gioca il cielo a dadi e quest’anno).
Il brano che porta a Sanremo si intitola Chiamami ancora amore,
e lo stesso Vecchioni spiega il significato della canzone dichiarando:

“E’ una canzone trasversale. E’ un brano che parla delle cose che io amo, la gente che lavora, i giovani, i soldati che vanno a morire lontano da casa senza una vera ragione. Ci tengo a dire che non voglio che gli venga data alcuna coloritura politica”.
.

Chiamami ancora amore
di (R. Vecchioni, C. Guidetti – R. Vecchioni)

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare;
per il poeta che non può cantare
per l’operaio che non ha più il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendo il pensiero;
per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso,
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire,
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole;
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore.

71 - COSA SI DEVE FARE PER L’AMICIZIA?

Qui di seguito sono riportate delle frasi sull’amicizia: scegli quelle che ritieni giuste.


o   Un amico è qualcuno con cui mi sento bene.

o   Gli amici nuovi sono sempre i migliori.

o   Un amico mi capisce meglio di chiunque altro.

o   Un amico non mi ferisce mai.

o   Un amico deve avere delle qualità che io apprezzo.

o   Raramente le vere amicizie durano a lungo.

o   Un amico è qualcuno che piace anche ai miei genitori.

o   Un vero amico non mi critica.

o   Gli amici si confidano anche i segreti.

o   Per non perdere un amico bisogna spendere dei soldi.

o   Per non perdere un amico bisogna essere sinceri.

o   Un amico è sempre dalla mia parte, qualunque cosa io faccia.

o   Si può avere un solo vero amico.

o   Su un vero amico si può contare.

o   Con un vero amico non si litiga.


APPROFONDIMENTO

Þ   Quale delle affermazioni sull’amicizia mi risulta difficile da capire?

Þ   Quale delle affermazioni che ritengo giuste è, per me, difficile da mettere in pratica?

Þ   Che cosa vorrei dire ancora?

venerdì 10 agosto 2012

70 - SERENA GIORNATA.

69 - COMMERCIO EQUO E SOLIDALE.

Trade not aid (Commercio, non aiuto) è lo slogan che accompagna il movimento del commercio equo e solidale fin dalla sua nascita avvenuta 30 anni fa circa, quando un gruppo di giovani inaugurò a Breukelen in Olanda la prima bottega del mondo.

Ma che cosa è esattamente il commercio equo e solidale?

È un’attività che promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, l’educazione e l’azione politica.
Si realizza tramite la commercializzazione di prodotti provenienti dai paesi del Sud del mondo al di fuori dei canali che generalmente regolano il commercio internazionale, attivando quindi un contatto diretto tra produttori e consumatori.
In genere l’aiuto pubblico allo sviluppo o la semplice beneficenza non hanno cambiato i rapporti iniqui e non hanno inciso sulle cause della miseria; un cambiamento nel commercio può farlo. È questo in sostanza il significato dello slogan.

Gli obiettivi del commercio equo sono i seguenti:

– Promuovere migliori condizioni di vita nel Sud del Mondo rimuovendo gli svantaggi sofferti dai produttori per aumentarne l’accesso al mercato.
– Tramite la vendita di prodotti, divulgare informazioni sui meccanismi economici di sfruttamento, favorendo la crescita di un atteggiamento critico nei confronti del modello economico dominante e la ricerca di modelli di sviluppo alternativi.

– Organizzare rapporti commerciali e di lavoro non finalizzati al profitto ma al rispetto e alla valorizzazione delle persone.

– Promuovere i diritti umani, in particolare dei gruppi e delle categorie svantaggiate.

– Mirare alla creazione di opportunità di lavoro a condizioni giuste tanto nel Sud come nel Nord del mondo.

Tali obiettivi si realizzano con il soddisfacimento dei seguenti criteri:

– Acquisti diretti eliminando ogni tipo di intermediario commerciale.

– Un prezzo equo concordato con i produttori, che tenga conto del loro lavoro, delle loro necessità di base e del contesto economico in cui vivono.

– La concessione ai produttori di un prefinanziamento per coprire i costi di produzione.

– Trasparenza del prezzo da riportare sul prodotto in modo che il consumatore possa sapere quale percentuale del prezzo va direttamente al produttore del sud e, attraverso schede di accompagnamento, capire quali sono i meccanismi che giustificano un costo del prodotto più alto rispetto al prodotto normale, non etico.

– Acquisti da produttori organizzati in associazioni o cooperative secondo principi di democrazia di base e partecipazione collettiva.

– Sostenibilità e rispetto delle produzioni con metodi tradizionali in modo da preservare e migliorare la capacità tradizionale.

I canali di distribuzione dei prodotti del commercio equo sono le circa 3500 "botteghe del mondo" le quali, oltre al compito di commercializzare i prodotti, svolgono attività di sensibilizzazione e coscientizzazione presso i consumatori, sulla base di una sinergia tra volontariato e figure professionali esperte nel settore commerciale.

Per informazioni: consultare il sito di CTM www.altromercato.com (la più importante centrale di distribuzione italiana) che contiene numerose informazioni e la mappa completa della dislocazione delle circa 3500 botteghe del mondo.

68 - CANZONE DELL'ACQUA - RON.


Acqua che cade dal cielo
nei pomeriggi d’estate
oh acqua che bagna i piedi
sulle spiagge addormentate.
Acqua di doccia allagata
che lava via tutti i peccati
oh acqua che suona i bicchieri
degli ospiti che sono andati.

Acqua di ogni fontana
che comincia a parlare
quando tutta la città
si comincia a svegliare.
Acqua giù dentro al fiume
così lenta da fermare
chi ha guardato le guerre
e gli amori passare.
Acqua di tutte le nuvole
che continuano a passare …
Oh acqua milioni di gocce
milioni di persone
che vivono in un attimo
e lasciano per sempre un nome.

Acqua di tutte le lacrime
un addio detto male
per un’ultima tristezza
e una bugia da perdonare.
Acqua che diventa neve
e noi ci siamo incontrati
che cadeva sui capelli
sotto ombrelli abbracciati …
Acqua dentro le tazze
noi le foglie del tè.
Acqua su questo amore
che sta per chiudere.
Acqua di ogni battesimo
che assomiglia a te
assomiglia proprio a te …

Acqua sui termosifoni
che è tornato Natale.
Acqua per scriverci un nome
che è difficile da scordare …
Oh acqua che cade dal cielo
nei pomeriggi d’estate.
Oh acqua che ci bagna i piedi
sulle spiagge addormentate.

 
“Acqua che cade dal cielo nei pomeriggi d’estate”: già i primi filosofi annoveravano l’acqua tra i 4 elementi più importanti del pianeta (aria, acqua, terra, fuoco). La scienza dice che senz’acqua non ci sarebbe vita sulla Terra. L’acqua è la culla della vita. Le prime forme di vita si sono sviluppate nell’acqua. Anche la vita umana nasce nelle acque amniotiche del grembo materno. L’acqua ha in sé del miracoloso: fa fiorire il deserto, nutre le piante, le fa crescere, fino a far produrre frutti. L’acqua è una benedizione! Sul nostro pianeta lo sviluppo di molti popoli, soprattutto dei Paesi del Terzo Mondo, dipende dall’acqua.

“Acqua di doccia allagata che lava via tutti i peccati… acqua di ogni battesimo “: l’acqua serve per l’igiene personale, e ha anche un significato di purificazione religiosa. Così come lava materialmente, può “lavare” l’anima dal peccato, perciò nelle diverse religioni viene usata simbolicamente in vari riti. Nella religione romana e italica troviamo già le cerimonie di lustrazione, che avevano lo scopo di purificare persone e luoghi con l’aspersione dell’acqua. Per i Romani la fonte dedicata alle Camene (ninfe delle fonti) era oggetto di culto, perché si riteneva che le sue acque avessero il potere di risanare gli infermi. La religione ebraica dice che all’inizio della Creazione lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Tutto l’Antico Testamento esalta l’acqua come segno di benedizione. Il diluvio e il passaggio attraverso il Mar Rosso dicono la sua forza distruttrice, ma anche di rinascita: l’acqua distrugge ogni forma di vita impura, per dare vita ad un nuovo mondo purificato. Per la religione cattolica il rito del battesimo esprime la rigenerazione e purificazione dal peccato originale. Gli ortodossi durante il rito del battesimo immergono completamente il neonato nel fonte battesimale per 3 volte. I musulmani possono compiere la loro preghiera rituale solo in uno stato di purezza e in un passo del Corano si legge: ”Nessuno può rifiutare l’acqua in eccedenza senza peccare contro Allah e contro l’uomo”.

“Acqua di ogni fontana che comincia a parlare quando tutta la città si comincia a svegliare”: la presenza di una fontana in un villaggio o in una città è motivo di gioia. La fontana è punto di ritrovo per dissetarsi, rinfrescarsi, soprattutto d’estate. Nel passato e nella civiltà contadina la fontana del villaggio era una ricchezza per tutti, una risorsa per dissetarsi, lavare, innaffiare… Oggi invece ha più un significato ornamentale, dato che l’acqua arriva in tutte le case. L’acqua è un bene di tutti, ma non sempre la usiamo in modo razionale, spesso la sprechiamo e le previsioni a riguardo non sono positive: c’è una vera “emergenza acqua”. L’acqua sulla Terra è il 40% in meno di 30 anni fa e nel 2020, 3 miliardi di persone resteranno senza. Il pianeta è rimasto a secco e ce ne siamo accorti troppo tardi! Per la crescita demografica e per l’inquinamento, le risorse idriche pro capite si sono ridotte. Le soluzioni tentate finora hanno mirato ad aumentare l’offerta, piuttosto che contenere la domanda, rivelandosi però inefficaci: le grandi dighe sono al centro di dibattiti per gli alti costi umani e ambientali, mentre la desalinizzazione, oltre ad avere costi economici proibitivi, presenta forti controindicazioni dal punto di vista ambientale ed energetico. Di fronte ai dati allarmanti sullo stato delle risorse idriche del pianeta, molti esperti hanno dichiarato che le guerre del XXI secolo scoppieranno a causa dell’accesso all’ "oro blu". Già molti cercano di mettere le mani sull’acqua con le privatizzazioni. È importante interrogarsi sulle cause che hanno portato il pianeta sull’orlo del collasso idrico e cioè: l’inquinamento dei fiumi che rendono l’acqua imbevibile, lo spreco eccessivo… Cosa fare? Occorre muoversi in due direzioni. Da un lato stabilire leggi che garantiscano a tutti l’accesso all’acqua, evitandone la privatizzazione, dall’altro impegnarci tutti nel nostro piccolo a non sprecare questo bene prezioso facendone un uso razionale e intelligente.

Per riflettere

* Hai mai pensato all’importanza dell’acqua nella tua vita e per la vita sulla terra?

* L’acqua è simbolo di purificazione e rinascita: ricorda il tuo battesimo. Sai far memoria 
   di questo  momento importante?

* Come ti rapporti con l’acqua, che uso ne fai?

* Ti impegni a non inquinare sorgenti, fiumi, laghi?…

* Credi che l’acqua è un bene di tutti? Per te la privatizzazione è una cosa giusta?

da SE VUOI, n. 4/2008

mercoledì 8 agosto 2012

66 - AUTOSTIMA: GLI ERRORI DA EVITARE ... E ... I CONSIGLI DA SEGUIRE.


-  non essere presenti regolarmente
+ essere presenti in modo caloroso
-  trascurare di rispondere ai suoi bisogno
+ essere affidabili nella risposta ai suoi bisogni
- avere aspettative non realistiche
+ esprimergli il proprio amore incondizionato
- ignorare i suoi successi
+ sottolineare e valorizzare un successo importante
- non stabilire regole di condotta o essere incostanti nell'applicazione
+ offrigli un quadro di vita stabile nel tempo e nello spazio
- cambiare continuamente umore nell'applicazione delle regole
+ stabilire e applicare delle regole di condotta rassicuranti e chiare
- mostrarsi perfezionisti, rigidi o troppo permissivi
+ essere fermi su certi valori importanti ed essere flessibili su altri punti
- fissare castighi troppo severi o non legati alle mancanze oppure ignorarle
+ ridurre i fattori di stress preparandolo ai cambiamenti
- manifestare lo stress
+ riattivare il ricorso dei successi passati e sottolineare i suoi punti di forza
- sopravvalutare le sue capacità
+ incoraggiarlo nelle difficoltà a trovare le soluzioni
- mettere l'accento sui fallimenti
+ incoraggiare l'espressione dei sentimenti e delle emozioni, gesti di apertura, generosità e  
   collaborazione
- proteggerlo eccessivamente
+ incoraggiarlo a farsi degli amici e a gestire lui stesso i conflitti
- risolvere i conflitti al suo posto
+ affidargli responsabilità adatte alle sue possibilità
- umiliarlo e servirsi del sarcasmo
+ incoraggiarlo a fare delle scelte e a sviluppare la sua autonomia, sostenendo la sua creatività
- reprimere l'espressione di sentimenti e bisogni
+ rispettare il ritmo del suo sviluppo e il diritto all'errore
- controllarlo troppo nei rapporti sociali
+ dare più importanza al percorso di apprendimento che ai risultati
- suscitare l'individualismo e la competizione
+ sdrammatizzare gli errori divertendosi con il proprio figlio
- avere delle aspettative troppo alte e concentrarsi solo sui risultati
- mantenerlo dipendente e controllato in maniera eccessiva
- imporre apprendimenti troppo precoci
- continuare a incolpare il figlio per i suoi errori

L'autostima di Renata Maderna e Orsola Vetri
da famiglia cristiana n° 39/2009

martedì 7 agosto 2012

65 - NON PERDERE LA TESTA, VIVI LA VITA!

64 - EROINA ALL'ANTRACE.

DIPARTIMENTO POLITICHE ANTIDROGA - 30/07/2012

Eroina all’antrace attivata massima allerta in Italia

Da giugno di quest’anno, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce del Dipartimento Politiche Antidroga, la cui delega e’ affidata al Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, ha ricevuto segnalazioni di 6 casi di antrace in Europa, tra cui 2 decessi, in consumatori di eroina per via iniettiva. I casi sono stati registrati in Germania, Danimarca, Francia e Scozia. L’antrace e’ una grave malattia causata da un batterio, chiamato Bacillus anthracis, che da’ origine a spore altamente resistenti per lunghi periodi e in condizioni avverse (essiccamento, calore, raggi UV, ecc.). In forma di aerosol, le spore sono invisibili ed inodori. Il Bacillus anthracis si trasmette per via aerogena, per contatto e per via gastrointestinale, ma non si trasmette da persona a persona, tranne che per contatto con lesioni sulla pelle. Attualmente non risultano legami tra i 6 casi e non ‘sono state registrate infezioni in Italia. “Tuttavia - ha commentato Giovanni Serpelloni, Capo del DPA, - considerata la concreta possibilita’ che stiano circolando sul territorio europeo partite di eroina contaminate con Bacillus anthracis e vista la rapidita’ con cui le sostanze stupefacenti possono essere commercializzate e raggiungere l’Italia, il Sistema di Allerta ha attivato una Allerta grado 3 (massima allerta) tra le strutture competenti in materia di protezione della salute pubblica e tra i laboratori e le Forze dell’Ordine”. E’ di estrema importanza, infatti, che le strutture competenti prestino la massima attenzione ad eventuali infezioni da antrace, in particolare tra la popolazione dei consumatori di eroina, e attivino le adeguate misure preventive”.
L’allerta ha raggiunto anche i laboratori che svolgono analisi di sostanze stupefacenti, invitando il personale ad adottare le necessarie misure di cautela nella gestione dei campioni. Oltre 50 casi di antrace erano stati registrati dal Sistema di Allerta tra il 2009 e il 2010 in Scozia, Inghilterra e in Germania. Anche in quel caso erano state diramate a livello nazionale informazioni e raccomandazioni per preservare la salute dei consumatori e degli operatori.

VDA Net Rassegna Stampa Nazionale del 06/08/2012

lunedì 6 agosto 2012

63 - ECCOTI


ECCOTI - MAX PEZZALI

Eccoti sai ti stavo proprio aspettando
ero qui ti aspettavo da tanto tempo
tanto che stavo per andarmene
e invece ho fatto bene
sei il primo mio pensiero che
al mattino mi sveglia
l'ultimo desiderio che
la notte mi culla
sei la ragione più profonda
di ogni mio gesto
la storia più incredibile
che conosco
conosco
eccoti come un uragano di vita
e sei qui non so come tu sia riuscita
prendermi dal mio sonno scuotermi
e riattivarmi il cuore
sei il primo mio pensiero che
al mattino mi sveglia
l'ultimo desiderio che
la notte mi culla
sei la ragione più profonda
di ogni mio gesto
la storia più incredibile
che conosco
eccoti anche ora che non sei in casa
tu sei qui mi parla di te ogni cosa
gli oggetti sembrano trasmettermi
l'amore nello sceglierli
eccoti finalmente sei arrivata
e sei qui non sai quanto mi sei mancata
speravo tu esistessi però non immaginavo tanto
sei il primo mio pensiero che
al mattino mi sveglia
l'ultimo desiderio che
la notte mi culla
sei la ragione più profonda
di ogni mio gesto
la storia più incredibile
che conosco
conosco
conosco
conosco
conosco
conosco
Statistiche