venerdì 10 agosto 2012

69 - COMMERCIO EQUO E SOLIDALE.

Trade not aid (Commercio, non aiuto) è lo slogan che accompagna il movimento del commercio equo e solidale fin dalla sua nascita avvenuta 30 anni fa circa, quando un gruppo di giovani inaugurò a Breukelen in Olanda la prima bottega del mondo.

Ma che cosa è esattamente il commercio equo e solidale?

È un’attività che promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, l’educazione e l’azione politica.
Si realizza tramite la commercializzazione di prodotti provenienti dai paesi del Sud del mondo al di fuori dei canali che generalmente regolano il commercio internazionale, attivando quindi un contatto diretto tra produttori e consumatori.
In genere l’aiuto pubblico allo sviluppo o la semplice beneficenza non hanno cambiato i rapporti iniqui e non hanno inciso sulle cause della miseria; un cambiamento nel commercio può farlo. È questo in sostanza il significato dello slogan.

Gli obiettivi del commercio equo sono i seguenti:

– Promuovere migliori condizioni di vita nel Sud del Mondo rimuovendo gli svantaggi sofferti dai produttori per aumentarne l’accesso al mercato.
– Tramite la vendita di prodotti, divulgare informazioni sui meccanismi economici di sfruttamento, favorendo la crescita di un atteggiamento critico nei confronti del modello economico dominante e la ricerca di modelli di sviluppo alternativi.

– Organizzare rapporti commerciali e di lavoro non finalizzati al profitto ma al rispetto e alla valorizzazione delle persone.

– Promuovere i diritti umani, in particolare dei gruppi e delle categorie svantaggiate.

– Mirare alla creazione di opportunità di lavoro a condizioni giuste tanto nel Sud come nel Nord del mondo.

Tali obiettivi si realizzano con il soddisfacimento dei seguenti criteri:

– Acquisti diretti eliminando ogni tipo di intermediario commerciale.

– Un prezzo equo concordato con i produttori, che tenga conto del loro lavoro, delle loro necessità di base e del contesto economico in cui vivono.

– La concessione ai produttori di un prefinanziamento per coprire i costi di produzione.

– Trasparenza del prezzo da riportare sul prodotto in modo che il consumatore possa sapere quale percentuale del prezzo va direttamente al produttore del sud e, attraverso schede di accompagnamento, capire quali sono i meccanismi che giustificano un costo del prodotto più alto rispetto al prodotto normale, non etico.

– Acquisti da produttori organizzati in associazioni o cooperative secondo principi di democrazia di base e partecipazione collettiva.

– Sostenibilità e rispetto delle produzioni con metodi tradizionali in modo da preservare e migliorare la capacità tradizionale.

I canali di distribuzione dei prodotti del commercio equo sono le circa 3500 "botteghe del mondo" le quali, oltre al compito di commercializzare i prodotti, svolgono attività di sensibilizzazione e coscientizzazione presso i consumatori, sulla base di una sinergia tra volontariato e figure professionali esperte nel settore commerciale.

Per informazioni: consultare il sito di CTM www.altromercato.com (la più importante centrale di distribuzione italiana) che contiene numerose informazioni e la mappa completa della dislocazione delle circa 3500 botteghe del mondo.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Statistiche